giovedì 11 dicembre 2008

-INCIPIT- Realtà immaginaria

L'invisibile è palpabile. Il reale non è più tangibile. L'unità è un paradosso: "Frammentazione" è la realtà. Delle immagini, dei volti non-noti, delle personalità, dei conti, dei gruppi, delle ideologie, dei cristalli.
"Frammentazione" contrapposta a "Sfaccettatura". La loro storia parte da linee parallele che, per uno strano movimento degli astri, un giorno vanno a confluire in un unico punto: la mutabilità degli eventi.







Contributo visivo: foto dello stencil "Spotted" di Banksy a Brighton, 2006


mercoledì 26 novembre 2008

Voglio farmi un tatuaggio che tutti possano vedere

Non siamo noi che ci alieniamo, sono loro che ci alienano. Immagini vertiginose nei bicchieri, che simboleggiano il veleno dell'inconsapevolezza. Tutto si chiude con la sveglia che suona alle 7, 30. Tempesta di foglie mentre penso alla realtà guidata dal vecchio, da qualcosa che è già stato vissuto. Il caso è qualcosa di nuovo, ma non una risposta, bensì un'evasione, un brivido di libertà che presto o tardi tradirà le aspettative.
Uno, due, tre anni non sono niente. Tornare indietro è vedere finire se stessi nel futuro.


Contributo visivo: locandina del film "Eastern promises" di David Cronenberg

martedì 25 novembre 2008

Breve pensiero mentre gioco a carte

Bisogna sempre avere i lacci delle scarpe ben stretti. Così che i piedi non vadano, per sbaglio, ad insinuarsi in situazioni doppie.
"Allacciati bene le scarpe". I bambini crescono con quest'ordine, senza calibrare adeguatamente la portata di una tale scelta in futuro. Se solo io non avessi imparato a farlo da sola, questa storia non sarebbe diventata quella della mia dubbia persona, sovrapposta come fogli di carta velina che tutto copre senza nulla mascherare.

mercoledì 12 novembre 2008

IO vs ME

X:- "Vorrei riuscire a vedere con gli occhi della mente quello che ad un qualsiasi osservatore sfugge mentre su un block-notes impagina la realtà. Il fascino del mistero, intrinseco alla mia persona, non trova spiegazioni, se non ammettendo la sazietà del reale. Credere all'esistenza di un mondo parallelo, a bolge surreali. In questo modo, soltanto, la certezza del sopravvento dell'uomo sulla mutabilità degli eventi, sarà raggiungibile".
Y:- "Amico caro, tu sei solo innamorato dell'idea di un mondo surreale. L'incertezza dettata dallo scorrere del tempo, diventa certezza della fine che lega gli uomini a questa terra. La consapevolezza che la mente umana può raggiungere traguardi inaspettati quando è soggetta all'immutabilità dello scorrere del tempo, è ormai nota. Se l'uomo non fosse più spronato da questa consapevolezza, confidando nell'amore e nella certezza dell'esistenza di una "surrealtà", l'intera umanità andrebbe incontro alla notte perenne. Quella morte interiore che affligge la casta pseudo-realizzata. Statica soddisfazione della condizione in cui si vive. Ogni mente pensante necessita di un'infinita scala per spaziare orizzonti sempre più vasti. L'immensità del mistero che avvolge questo mondo è certezza dei vivi. La credenza della possibile esistenza di un etereo giardino parallelo a questo è costruzione della mancata comprensione del mondo in cui si vive. Proiettare, quello che sfugge alla nostra mente, in un idealizzato punto di confluenza esterno, coincide con la raggiunta consapevolezza che la fine dei nostri giorni in questa terra sia l'unica cosa certa. Per questo l'unica incertezza che ha avuto l'uomo è stata l'impossibile comprensione della mutabilità degli eventi nella sua interezza, prima che il tempo completasse il suo corso.
Il tuo bisogno di surrealtà diventa la mia certezza del tuo estremo legame con questa realtà".

Contributo visivo: "Ragazza davanti lo specchio" di Pablo Picasso 1932

sabato 8 novembre 2008

"Vuol si così colà dove si puote ciò che si vuole..."

Lentamente si sono rivolti contro se stessi, diventando i propri peggiori nemici. Plagiati da poche inefficienze psichiche. Violati nella loro castità. Perturbati da quello che un tempo era credenza, ma oggi realtà. L'efficienza della mia manodopera mi ha reso consapevole della debolezza degli spiritelli che ho plasmato. Inconsapevoli perché non ancora violati. Il confronto non è più sufficiente. Ho bisogno della lotta con demoni più potenti. Sguainare la sciabola e affondarla nel petto ansante del lupo che dorme dentro la mia gabbia toracica. La leggera flessibilità della mente umana non è ancora in grado di percepire questo movimento. Lo sguardo sarà focalizzato sul getto di sangue e non sul fremito dell'anima. La mia copertura non reggerà ancora per molto. La violenza psichica non è lontana. Così come la nascita di questa nuova creatura che cela la sua carcassa nel mio corpo. Le contrazioni sono sempre più violente e frequenti: la soppressione dell'integrità fisica non è lontana.

Contributo visivo: "Giacobbe lotta con l'angelo" di Gustave Dorè 1855

martedì 28 ottobre 2008

Fisionomia del fallimento

La felicità può far bene quando passa inosservata. La realizzazione di sé causa insoddisfazioni che col passare degli anni uno psicologo avrà classificato come "traumi". Il fallimento ha il volto autoironico. Siamo alla ricerca di parole per classificare come mondo parallelo quello che la realtà stessa ci porge come aceto su un piatto d'insalata. Aspra alle papille gustative, a fior di lingua, ma una perfetta compenetrazione tra gli ingredienti nello spazio tra gola ed esofago. Quando sarebbe ormai troppo tardi per riuscire a trattenerne l'aroma. Troppo presto per ingoiarne un altro boccone. La memoria apparentemente ci riforma, ci ricrea. Ma si finisce sempre col percorrere strade già conosciute. Come un domatore di leoni, l'indifferenza articola i miei muscoli. Dirige i miei movimenti. I fili della devozione al proprio "io" tengono gli uomini sospesi in questo cielo di mezzo. Territorio di tutti. Impero di nessuno. Illuminiamo questo spazio con fari abbaglianti, così che tutti rimangano accecati dal mito della nostra individualità. E tutto quello che rimane da stringere, svanisce con il sorgere del sole.

-INCIPIT- Da un punto a un punto passando per un punto

Che stato di sonnolenza che ho oggi. Perchè quando entro in una stazione mi vien voglia di cagare? Molto strano: appena inizio a vedere tutta quella gente in fase di transizione, gli orologi, le valige, a sentire gli annunci delle partenze e degli arrivi dei treni tutta la merda mi si accalca alla bocca del culo e reclama libertà. Io lo chiamo lassativo situazionale. -Il treno inter city n. 1981, proveniente da Milano e diretto a Lecce è in partenza dal binario 11. Ferma nelle stazioni di Latina, Formia, Caserta, Benevento, Cerignola, Barletta, Bari, Brindisi, Lecce-. Il mio treno è in partenza e io ancora non ho fatto il biglietto. Mi fermo. Rifletto: -Varrà la pena di andare a fare il biglietto? C'è la grossa probabilità che la biglietteria automatica non accetti contanti e che, mentre mi affanno a cercare monete e banconote nella valigia, la mia merda inizi a reclamare nuovamente la sua libertà. Non sono sensazioni e scene piacevoli. Mentre in preda ad atroci crampi allo pancia inizierò a sbattere i piedi a terra per distrarre le mie feci dal loro intento, quella cacchio di macchinetta non reagirà ai miei tocchi, e la mia bocca partorirà bestemmie echeggianti in rima alterna. In quello stesso momento, la vocina di quella gran mignotta dell'annunciatrice mi dirà di affrettarmi perchè il treno è in partenza. Quella voce robotica mi distrarrà e quella bastarda di moneta da cinquanta centesimi, l'ultima, trovata dopo aver sparso tutto il contenuto della valigia per Roma Termini, mi cadrà di mano e andrà a finire sotto quella fottuta macchina.- Mentre penso a questa estremizzazione della legge di Murphy arriva l'annuncio che il mio treno non c'è più. Partito dice quella dolce signorina robotica. Tanto meglio, potrò dare libertà alle mie feci... [continua]

giovedì 23 ottobre 2008

Se tutto va bene siamo rovinati

Vorrei una sana schizofrenia. Sarebbe un bel divertimento provare a trovare un senso univoco a singole azioni presenti condizionate da svariate azioni passate e pregiudicate in potenza da singole e svariate probabili azioni future, le quali, a loro volta, sono tutte guidate e giudicate da tante vocine in contraddizione tra loro. Dovrebbe essere un'esperienza unica. Dovrebbero iniziare a vendere esperienze fruibili di realtà psicosensoriali di un uomo che parla con se stesso e poi di nuovo con un altro che si spaccia per lui e poi arriva una voce che riscrive questo pezzo che state leggendo e poi ancora un'altra voce che grida agli impostori -Nessuno è il vero Emiliano dei tre, l'unico sono io- Poi ancora, e torna la pace, ma nessuno può bloccare la guerra. -Non è vero, tu sai solo essere determinista- Ora chi parla? Non rileggere quello che scrivi altrimenti si capisce che è una finzione e nessuno potrà credere che sei veramente schizofrenico. Un po' lo sei, perchè prima usi la prima persona per rivolgerti a te e poi usi la seconda per rivolgerti a me. No aspetta! Forse prima uso la prima persona per rivolgermi a me e poi uso la seconda persona per rivolgermi a me. Basta! Scrivere ti fa male, dovresti iniziare a fare un po' di sport, che so, un po' di curling. Non lo sentite un ticchettio nella testa? Basta solo pensarla la schizofrenia e già si impadronisce di te, il fatto più strano è che non sai mai chi ha ragione. Ma finiscila di dire buttanate e caccia tutta quella gente.

mercoledì 22 ottobre 2008

Come volete voi

Il baratro del nichilismo negativo è sempre pronto a riaprirsi. Le vie di fuga vengono chiuse da uno spietato realismo, la depressione congenita fa il resto. La memoria viene revisionata da auto rappresentazioni cariche di disprezzo. Le tracce lasciate vengono cancellate senza motivo apparente. Non c’è nessuno che insegue, nessuno da depistare. Il risultato è un uomo che gira in tondo su se stesso restando fermo. L’ideale sarebbe girare in tondo su se stessi mentre si avanza. Un piccolo teatro è sorretto da fili invisibili sopra un immenso mare nero. Al suo interno una dozzina di attori stanchi di far ridere, ma troppo autoironici per far piangere. Tra loro c’è chi produce sogni e chi sogna di produrre realtà, chi scrive lettere motivazionali e chi si accende una canna di Mazari Sharif, chi cerca casa senza trovarla e chi odia la sua terra, chi vorrebbe un amica e chi potrebbe ammazzare sua madre per poi dimenticarsene. Eppure, da qualche parte venderanno dei punti di riferimento, non miti, ma trottole danzanti.

martedì 21 ottobre 2008

Disguidi tecnici

Mentre tento in tutti i modi di incollarmi le palpebre illudendomi che Paperinik mi abbia inseganto qualcosa, ho un'illuminazione: il dispositivo di omologazione di massa, il privliegio della consuetudine, in poche parole la televisione. Decido di intrattenere i miei pochi neuroni non-bruciati in programmi considerati culturalmente stimolanti. Briatore, la Gregoraci, la Ventura, la Perego, Costantino e Daniele. Tema della puntata: "I figli possono in qualche modo compromettere l'intimità sessuale della coppia?" Non vorrei in qualche modo compromettere l'integrità della trasmissione, ma secondo voi un nano assassino che gira in camera nudo armato di cazzuolina e martelletto Lego emanando odori paragonabili alle solfatare di Pozzuoli, che urla come un forsennato e mette in bocca tutto quello che trova compreso quelle pasticchette blu poggiate con disinvoltura sulla mensolina del bagno, quanto tempo riesce magnanimamente a donare alla neo-coppia di sposini?
L'anima del piccolo perverso che si annida in lui inizierà a sbocciare come le violette di Parma e voi non vi sentirete affatto in grado di raccontargli la verità su chi in realtà fosse la lupa che allattò Romolo e Remo. Il vostro maritino stressato dal lavoro, dalla famiglia e dall'insoddisfazione naturale, che invade l'animo di tutti, cosa decide di fare una bella sera? Accende la tivvù. E cosa vede? Nessuna traccia della crisi economica. In compenso Costantino e Briatore chiacchierano allegramente della loro brillante carriera, della completezza della loro vita, bla bla e bla. La mortificazione del suo orgoglio maschile a questo punto è all'apice. Si rivede in pieno nel canone di vita appena descritto dalla Gregoraci. Ridotto al lastrico dalla nascita del suo pargolo e dalla trascuratezza dell'intesa sessuale di coppia e di conseguenza la trasandatezza della moglie stessa, esce di casa. Ad inebriare la sua vista di sana realtà ci penseranno fumi persuasivi e donnine cangianti. Lecita questione posta dalla moglie a se stessa: perché continuo a pagare il canone Rai?

Contributo visivo: frame del film "Videodrome" di David Cronenberg

domenica 19 ottobre 2008

Ecce homo

Sono arrivata fin qui. Non so come. Non so con chi. Di preciso non capisco dove mi trovo. Mi sento come un esploratore spagnolo che sbarca in un nuovo mondo. La spiaggia deserta. Naufragata con il mio equipaggio di esiliati. Pochi viveri a disposizione.
Promemoria: il sole sorge ad est e tramonta ad ovest. Non dimenticare che la bussola segna sempre il nord, così come la stella polare, il muschio sulle pietre e sugli alberi.
Ecco, ora sono pronta ad esplorare questa nuova terra.
Da buona discepola di Robinson Crusoe riuscirò a fondermi con questa Natura, a mescolarmi ai suoi elementi. Magari troverò una belva da addomesticare, e tornerò anch'io a casa con una buona storia da scrivere. E un pappagallo parlante in spalla.

martedì 14 ottobre 2008

Work in progress

Vi è una buona fetta di questo mondo convinta che tutto quanto quello che concerne la sfera vitale stessa degli individui sia davvero esigua se paragonata a quella appartenente agli uomini vissuti negli anni della contestazione dal '68 in poi. Gli emulatori dei Rolling Stones, dei suonatori di basso, degli abiti vintage, delle collezioni di francobolli. La leggenda vuole che mai più, da allora, siano esistiti forti ideali, valide motivazioni. Allucinazioni così reali da apparire di poco falsate rispetto alla realtà di gran lunga meno surreale. Quella condizione metafisica, quello stato di aggregazione delle particelle dello spirito che a seguito della sublimazione della materia, si elevano ad un livello di sensibilità superiore a cui fedifraghi e frigidi non appartengono. Commercianti di un passato ormai svenduto, esposto su bancarelle di noccioline tra caramelle allo zenzero e porchette affumicate. Spacciano per allucinogeno l'erba "voglio", e raccontano ai bambini che un tempo come quello della loro adolescenza non ritornerà più.

sabato 4 ottobre 2008

Il filo di Arianna

Sveglia all'aroma di cipolla soffritta. Apro gli occhi ancora non sapendo dove mi possa trovare. -Vuoi un cornetto?- Non credo proprio.Inizio a somatizzare l'ansia da prestazione, di quella che mi aspetta a pranzo. Ancora una volta a discutere del mio "da grande sarò.." -Vuoi la pasta oggi?- Non credo proprio. Perché non credere che tutto questo possa diventare soggetto per una qualsiasi azione? Perché lasciare tutto statico quando i personaggi sulla scena consentono movimenti? Riuscirei persino a pensare che gli albatri non esistano soltanto nelle poesie di Baudelaire, e che le maideleine non si possano mangiare con il thè soltanto di domenica mattina a Combray. Ho conosciuto la cicala, la formica, la volpe e l'uva, e tutte avevano smarrito la strada di casa, e tutte non la cercavano più.

Contributo visivo: frame del film "Rabbits" di David Lynch


venerdì 3 ottobre 2008

Round 111

E' andata. Anche oggi. L'incontro delle 14 non mi ha scosso più di quanto non lo abbia già fatto nei giorni precedenti. Michele parla e io mangio. Michele urla e io guardo attraverso il muro che ci divide. Michele è logicamente contraddittorio. Nessuno, come lui, è in grado di dire e farti sembrare sensato "..perciò quella facoltà è ancora aperta! Pochissimi s'iscrivono..; è normale che quella facoltà sia ancora aperta perché conta tantissimi iscritti e ingrandendo sempre più l'edificio non si riempirà mai..." Ovviamente riferendosi a due facoltà diverse e potrei proporre tantissimi altri esempi. Non amo idealizzare con un'unica sorgente l'unica fonte dei miei mali, ma diciamo che la portata d'acqua della sua fontana è la più abbondante. Non so cosa fare adesso. Credo che uscirò, anche se fuori sta diluviando. Passerò dal mio specialista pregandolo di fare in fretta. Sono in bilico. Questa volta rischio davvero di cadere. Non ho reti sotto di me. In realtà non mi sono mai piaciute. Forse dovrei partire, la valigia è già pronta da troppo tempo. Solo ora mi chiedo cosa sto aspettando. Cos'ho aspettato. Partire prima di sacrificare tutto ciò che resta del mio corpo a lui.

Contributo visivo: frame del film "Shining" di Stanley Kubrick


Anticipare il ritardo

Ho dovuto bestemmiare tre volte per poter iniziare a scrivere questa mattina. Torno da una notte di mutande rosa e tette scese. Devo rimanere sveglio almeno fino alle due del pomeriggio. L’unico mio desiderio è che non mi arrivi la chiamata per andare al lavoro. L’imprevedibilità dei contratti a chiamata è un bel dito nel culo. Lavorare per poter continuare questo bel circo equivale a due dita nel culo. Uscirò da lezione verso l’una e mezza, mangio qualcosa e vado a dormire. Mi sembra giusto, tanto la mia telefonata l’ho fatta. Loro fanno il contratto a chiamata, io li anticipo. Li avevo avvertiti che mi avrebbero dovuto far sapere almeno entro le nove di ieri sera. Puttana la miseria, dovrei avere una rendita. Poco importa, i soldi li rimedierò in un altro modo. Ho deciso: occhiali da sole in ultima fila e asocialità da mestruo intellettuale. Probabile che affascinerò anche qualcuno. Ero pieno di magia fino a un’ora fa. Ilaria mi raccontava di quei momenti in cui ti accorgi che i piccoli gesti che hai fatto nei confronti di una persona non sono passati inosservati.
La sveglia di Rudy .
La certezza che qualcuno abbia potuto osservare tacitamente i tuoi movimenti e lanciare piccoli segnali che hanno creato una reazione di incomprensibile attrazione a catena equivale a uscire dal mondo dell'autoreferenzialità.
Ho detto una frase troppo bella dopo questa confessione di Ilaria, di quelle frasi che possono reggere oltre quattrocento pagine di dissertazioni filosofiche, ma non la ricordo.
Rudy si toglie la benda da notte.
Pensa alla praticità delle cose e dai un po’ di acqua al tuo fegato che ne ha bisogno.
Rudy mi ha appena domandato che cosa sto facendo. Io gli ho risposto che sto scrivendo, lui mi fa -cosa scrivi?- e io -scrivo- e lui -una lettera?- e io –no- .
Ok, sono passate le due ore che dovevano passare ora cerchiamo di aprire la saracinesca senza fare troppo rumore altrimenti il compare Sam si desta dal suo sonno.
-Ma oggi lavori?- Rudy è tornato dal bagno e mi ha fatto questa domanda. Non gli ho dato una risposta perché ancora non lo so, intanto continuo a scrivere. 


mercoledì 1 ottobre 2008

Ostelli

Uccidere i germi del male che si annidano inconsapevoli nelle fiamme.
Imponderabili scelte ingombrano il mio letto. Offuscano i miei orizzonti e scindono la mia indole.
Ho sempre creduto di dover dare ascolto solo a me stessa. Ma non sono sola. Il mio corpo è diventato un ospizio per spiritelli in pensione, un ritrovo di sciocche credenze malmenate dal buon senso degli uomini, una forziere per oro fantasma, una nave per equipaggi di carta. Ristoro a tutti coloro che non avrei mai creduto di dover dare ascolto. In realtà non credevo nemmeno avrebbero potuto mai interessarmi. Uno scarico diventato vortice trascina con sé tutto quello che non riesco ad affrontare. E iniziare ogni nuova giornata con lo stesso sapore nel palato mi sta stancando.

lunedì 29 settembre 2008

Gioiosi risvegli

Ieri notte il bicchiere d'acqua sul mio comodino ha assunto strane forme. Anche lui è caduto nell'intramontabile dissidio tra forma ed essenza. Dapprima ha arrotondato i suoi fianchi e smorzato gli aguzzi spigoli per diventare clessidra. Scandiva il mio tempo. Granello dopo granello, la sabbia andava a posarsi senza tregua sul fondo. M'innervosiva. Stavo per afferrarla quando mi sono accorta che era ghiacciata. Osservo più attentamente e vedo che il mio bicchiere era rimasto al solito posto:il suo contenuto era però diverso. Meglio: vuoto! Vuoto e freddo. Immaginate la mia sorpresa. Passi anche la clessidra, ma non il bicchiere vuoto. Soprattutto alle 4 di notte quando improvvisamente esplode la sete post-alcool. Decido di alzarmi e scendere in cucina. Ecco che i lillipuziani che dormono con me, afferranno i lembi delle lenzuola e mi trascinano per le scale. Dolce visione! Rivoli di vino percorrono il pavimento, avvenenti danzatrici contorte dal piacere pregustano l'effimero sapore della lussuria. Innocenti ancelle mi offrono da bere. E in quest'ebbra visione avverto un suono, un ritmo a cui non posso essere indifferente. Lentamente mi sposto lungo questa scia musicale: donne dal corpo scoperto e uomini dal volto coperto danzano incessantemente. Rapiti da se stessi. Libero sfogo alle proprie perversioni. Sento la gola graffiare. Avverto sotto la pelle quei segni che l'hanno lacerata. Bevo senza sapere perché. L'acqua mi riporta a letto, come su di un fiume. Sveglia. Tutto è immobile. Perché alzare il velo della parvenza?

Contributo visivo: frame del film "Waking Life" di Richard Linklater


domenica 28 settembre 2008

Depistaggi

Bisogna ricordare sempre il lato della bocca dove ti era stata predetta una carie. Quel dentista non mentiva parlava con la voce del suo sapere. Ora ti trovi a dubitare del rischio che sei in grado di sopportare, ma ricorda quello che ti ha chiesto il nulla. Si materializza solo l'immagine di tuo fratello. Capisci quello che scrivi e non rileggere con sprezzo. Sei comico. Perchè ti diverti? Bella rivelazione in questa notte. Il raschiare di tua madre è quasi uguale al raschiare di questa penna su questa ruvida carta. Carta. Delle cose vengono riprese quando non esistono quasi più. Non puoi scrivere frasi che vanno contro la sintassi e il ritmo, ma poco importa, tanto chi è che capisce realmente l'altro. Il rischio è una percezione. Faccio bungee jumping o non lo faccio? Se lo faccio mi butto vestito da un'impalcatura di 40 metri o nudo da un ponte di 60 metri che sovrasta un fiume? Le chiacchiere sono turbine. Non cercare di comprendere me, tanto io avrò già compreso te. Siamo quel che mangiamo, quel che diciamo, quel che abbiamo o quel che facciamo?


mercoledì 24 settembre 2008

Selezione innaturale?

"Si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio..." (Bocca di rosa, F. De André).
Sembrerebbe facile. A tutti. Proponete ora a voi stessi le condizioni secondo cui ad ogni "x" corrisponde una "y". Poi magari arriva una "z" a rovinare tutto quello che era nei vostri progetti. E' così surreale credere di non essere più in grado di rovinare se stessi. Non è detto che le metamorfosi avvengano sempre secondo linee evolutive differenti. E soprattutto non è certo che si sviluppino in senso progressivo. Immaginate che un cambiamento, necessario al vostro benessere,diventi al tempo stesso attrattivo agli occhi dei vostri predatori. Sovvertirebbe l'ordine naturale. Devo sovvertire il mio disordine. Potrei rimanerne soffocata. La polvere regna sovrana. E si sa. Dicono non sia salutare aspirarla a grandi dosi. Il problema è: rimanere e morire o partire già morta e darsi al buddismo durante? La speranza sarebbe quella di reincarnarsi almeno in un panno mangia-polvere.

lunedì 22 settembre 2008

I piaceri del caffè

X: "Tazzina di caffè?"
Y: "No,grazie. A me non piace il caffè."
X: "Allora ne ordino due, così lo beviamo insieme"
X: "Amaro!"
Caffè bollente in tazzina.
Y: "Scotta!"
X: "Aspetta ti metto lo zucchero...Dove hai messo il limone?"
Z: "Dietro la cassa "
X: "Assaggia"
Schizzi di caffè e limone dappertutto...

giovedì 4 settembre 2008

Questione di prospettive

Ci sono cose che la gente non vuole accettare. Sensazioni che non vogliono svanire. Pensieri che faticano a cambiare. Ricordi che tardano ad arrivare. Persone che non smettono di fuggire. Impressioni che continuano a meravigliare. Bottigliette che non tardano ad arrivare. -Sicura che non stai buttando all'aria la tua vita?-
-Se così fosse, la mia vita sarebbe splendida. E' questo quello che voglio: buttarla all'aria così che segua tutte le correnti. Cenere alla cenere. Una folata di vento e via. In ogni luogo. Ci sono voglie che non cambiano mai.

Madre natura

Questa cascata trascinerà con sé tutto ciò che la circonda. Tenterà d'insinuarsi in tutti gli angoli che troverà. Niente sarà più incontaminato. Tutto, in un modo o nell'altro, avrà lasciato la sua scia. Rivoli di sangue l'hanno attraversata. Il dolore rimarrà impresso lungo i suoi margini e le anime deliranti ne saranno sommerse. Le loro urla finalmente si placheranno, dovranno affondare con ciò che le ha accompagnate nel loro tragitto.
I riflessi nell'acqua proiettano sempre la stessa immagine e inconsapevoli getti d'umanità sollecitano la loro essenza. E l'acqua continuerà a cadere, a bagnare, a penetrare e corrodere le grandi strutture su cui si è retta la nostra esistenza. S'insinuerà lentamente, silenziosa: il suo risultato sarà visibile quando sarà troppo tardi per porvi rimedio.
Nessuna diga riuscirà ad arginare lo straripamento delle nostre acque. E alla fine tutto affluirà in un lago dove la stasi regna sovrana. Così è la vita.


giovedì 28 agosto 2008

Introspezione

Avvertivo la malattia dai suoi lineamenti, dal suo profilo, dall'angolazione delle sue ginocchia, dalla solitudine di quegli attimi senza spasimi, senza rumori, senza suoni. La scia continua del fumo sottolineava l'assenza di movimento. Quello strano gioco che facevano i ragni nell'acqua: come poli dello stesso segno non riuscivano mai ad avvicinarsi completamente. La loro fuga eterna. La mia fuga salvifica. Eppure quell'atmosfera riusciva a riempirla. Quella voglia di affondare la testa nell'acqua per annullare anche quel silenzio che sapeva di frastuono alle sue orecchie. Una strana espansione della gabbia toracica rendeva possibile il suo respiro...stava abituandosi alla terra. Le sue branchie erano diventate sempre meno evidenti, anche se la vicinanza ad una fonte d'acqua era ancora necessaria. E non aspettava nessuno che cercasse di scrutarla, di capirla. Solo una falena, per fuggire con lei la notte.


lunedì 25 agosto 2008

-INCIPIT- Appunti di zoofagìa

-Perbacco!- disse la goccia d'acqua caduta nell'oceano -dove mi trovo?- In un attimo si era ritrovata riflessa in ogni millimetro che la circondava. Nulla che più la distingueva dalle altre solite goccioline.
Tutto intorno a lei era stato adeguatamente omogeneizzato e ora, come la particella di sodio in acqua Lete, si trovava a disagio.
Nulla di più semplice- argomentò il ciottolo di fiume che si era ritrovato lì per lo stesso motivo- che attirare l'attenzione di un pescatore solitario che porta a spasso il suo figliolo e lasciarsi così trascinare fuori dall'acqua. -Ma per lei è più difficile!- esordì il vecchio scarpone -come potrebbe mai tornare in quella nuvola? Di certo non riuscirà a farsi strada tra le acque-
-Beh,un modo ci sarebbe- l'audace libellula aveva fatto la sua comparsa -Di notte potrei trasportarla lassù. L'unico suo problema sarebbe di non scomparire durante il tragitto. E poi quella nuvola: siamo sicuri che rimanga per tutto questo tempo lì ad aspettarla?-
Gli abitanti sbagliati dell'oceano si riunivano di giorno e di notte con la speranza di trovare una soluzione ad un problema tanto incombente.
La gocciolina non riscontrando esiti positivi aveva addirittura tentato il suicidio. Una mattina, all'alba, quando tutti ancora danzavano con Morfeo e Bacco, si era messa in superficie, a pelo d'acqua: cercava di evaporare. Così i suoi influssi avrebbero, in un modo o nell'altro, almeno avvertito la sua casa nuvola di ripartire. Il clima era sempre più secco e tutta la sua compagnia di nuvola era in pericolo. Ancora pochi giorni e nemmeno di quest'ultima sarebbe rimasta traccia. Fu allora che in quel pezzo d'oceano fece la sua comparsa la bollicina d'aria.



sabato 16 agosto 2008

-INCIPIT-Ammesso che gli sciami di vespe abbiano una traiettoria

Come iniziare un racconto?
Si potrebbe immaginare un omino nero (non Bianco che smacchia) di quelli stereotipizzati, praticamente un puntino, polvere, lungo una strada.
Un bel/brutto giorno l'omino decide che è giunta l'ora di darsi un certo spessore. Si sa, gli omini stilizzati sono praticamente composti da un punto e qualche linea.
Nello stesso quartiere dell'omino (che per comodità potremo chiamare Ambrogio/Luigi/Stefaldo) vive una vecchia signora. Zia di tutto il villagio. Zia di routine. Zia di convenzione. Zia per passione. Vedova. O meglio perenne promessa sposa di un marinaio.
Poco tempo prima delle nozze, al futuro marito era stata diagnosticata una strana forma di allergia, la Terracite. Brutta, davvero incurabile. Non passava giorno senza che
Guglielmo (ipotetico marito) non avvertisse strani bruciori. Tremori. Palpitazioni. Giramenti di testa. Svenimenti. Insomma diciamo la verità: una piaga per la vita coniugale dei due. A niente erano serviti gli impacchi ai fanghi d'alga (non aveva di certo la cellulite), gli esorcismi (ecco che un certo misticismo ritorna) e tutti gli altri rimedi che la gente del villaggio ogni sera gli offriva. Tiberio, ad esempio, testimone di nozze della zia dell'amica di Guglielmo divenuta poi amante del prozio di quest'ultimo (è possibile?) aveva portato con sé uno strano prodotto da uno dei suoi ultimi viaggi in Svezia. Diceva fosse un cibo surgelato. Salmone affumicato lo chiamavano Chi non conosce i miracolosi effetti di questo? Bastò un'annusatina veloce che Tiberio cadde a terra quasi stecchito. Per non parlare dell'aroma che impregnò le stanze della casa per quasi una settimana. Tiberio fu allontanato dalla casa, così nessuno poté più apprezzare i benefici delle sue "cartoline da viaggio".
Dopo molte diagnosi si scoprì l'allergia di Guglielmo, Terracite appunto. Bandire i piedi dalla terra. Queste erano state le parole del medico. "Guglielmo non potrà più toccare le terraferma!", tutto rimbombò come un tuono nella stanza.
Quale professione migliore del marinaio allora? E sarebbe un sacrilegio rovinare le leggende che ruotano intorno alle promesse da marinaio.
La povera zia,così, non si era più sposata. Aveva a lungo atteso un suo ritorno, fino all'arrivo di una sua foto tra donnine divoratrici di uomini. Proprio così c'era scritto.
In realtà quella non era certo stata una cartolina inviata proprio a lei. Semplicemente una locandina di uno spettacolo che si teneva nella vicina località di Certopoli.
Per questo la vecchia donna ora si dilettava a fare la zia. Ad esaltare le eroiche gesta del suo defunto quasi sposo. Ad immaginare come sarebbe stata la sua vita tra le sue leggere braccia. A dare un nome a tutti i 18 figli che avrebbero dovuto avere. E a pianificare quella che sarebbe stata la loro vita. 20 vite da pianificare ( la zia morirà a 258 anni, sperando che siano sufficienti).
Ovviamente per raccontare tutto ciò doveva avere tante testoline/ orecchie/ cavie che stessero ferme ad ascoltarla. Zia di tutti appunto.
Ambrogio/Luigi/Stefaldo, era giunto il suo turno. La fila era stata lunga, ma tutta quell'attesa sarebbe stata ricompensata.



martedì 5 agosto 2008

La sordità del pittore

Accedo alle porte invisibili che circondano la mia vita. Senza bisogno di parole-chiave si spalancano ad ogni mio soffio. Non trovo accompagnatori. Non mi aspetto nessuno all'entrata né ad un'ipotetica uscita. Ho cercato per poco la felicità senza successo. La nave nell'oceano ha perso la sua bussola. Eppure sento pulsare del sangue non mio. Non vorrei uccidere me stessa facendo del male anche a colui che in me affonda le sue radici. Come un albero sta scavando i miei polmoni. Senza dolore. Senza soffocamento. E se per uccidere lui dovessi uccidere me stessa? Forse la soluzione è sempre stata davanti ai miei occhi. Stanca di chiudere gli occhi senza piacere. Stanca di cercare qualcosa da trovare. La schiuma dei sogni offusca i miei pensieri. Dilata i miei piaceri. IO che ballo ebbra della mia essenza. Lui che dentro di me armonizza un'orchestra senza suoni. E la mia mano come paralizzata non riesce ad asciugare questo sangue che scorre sulle mie braccia.Ogni passo avanti mi avvicina all'orlo del trampolino: non so nuotare. Ma questa paura lacerante mi spinge a buttarmi ugualmente. A perdermi tra i fiumi della gente. Ad assaporare pelle diversa dalla mia. Nuova. Ad affondare le mie mani nelle terre arse al sole. A bruciare pezzi di vita. L'acido che diventa latte. La saliva che diventa ambrosia. E questo ritmo invisibile mi pervade...non rieco a smettere di danzare alle sue note...silenzio.


venerdì 1 agosto 2008

Postumi di un temporale

Lento e sinuoso è il movimento di queste gocce d'acqua. Sbattono a terra creando una leggera pellicola sulla ruvida superficie della strada. Come rivoli di sangue scendono a valle nella speranza di riunirsi in un unico e più grande solco. Ma la loro corsa sfrenata non le ha forgiate abbastanza da superare quella fogna stagnante che le separa dalla pianura. Rallegratevi! Il vostro problema sarà presto fonte di gioia. La stasi pianeggiante vi avrebbe distrutto: breve sarebbe stata la vostra permanenza sulla terra. Non avreste avuto possibilità di movimento e il sole vi avrebbe prosciugate. Invece ora cadrete nella fogna e proseguirete il vostro corso nel fiume dei lamenti che scorre sotto i nostri piedi. Non aggirate l'ostacolo passando lungo i margini. Lasciatevi trasportare dal tumultuoso movimento dei vostri simili e dal loro slancio vitale, che imperterrito li spinge nello stomaco della terra. Ci ritroveremo tutti un giorno a mendicare fogne e tombini così da creare un'uscita d'emergenza quando davanti ai nostri occhi si staglierà solo una pianura.

martedì 22 luglio 2008

Distanze formali

Disorientati perchè violati, comprensivi perchè disorientai e arrabbiati per il medesimo motivo. Apparentemente innocua l'incoscienza giustificata dalla relatività. Come è facile accettare di essere diversi senza pensare di dover arrivare prima o poi allo scontro. I simboli continuano a fare il loro dovere. L'identità è ferma nel movimento degli avvenimenti. La regola è un gioco di convivenza, ma solo tra chi crede nelle stesse immagini. Scegliere per sottrazione è doloroso, ma inevitabile. Il risultato sarà il presupposto della tolleranza non necessaria del resto. Finalmente ci si potrà mostrare, senza prudenza.

 

martedì 15 luglio 2008

Il lamento della notte

Leggero come il tocco della cenere, il mio fiato si posa sui tuoi occhi. Queste mani così ruvide tentano invano di accarezzare il tuo corpo. Ad ogni pausa riesco ad udire distintamente i suoi lamenti.Per questo il silenzio potrebbe spaventarmi. Inerme di fronte a tanta rabbia. Immobile ad ogni suo gesto. Questa notte sarà sua.

mercoledì 9 luglio 2008

La curiosità è un processo non un sistema

A-Diventa padrone di te stesso, non cambiare idea proprio ora.
Z-Ma il padrone è in verità schiavo di se stesso, non percepisce più il nuovo.
A-La realtà è un gioco molto ingegnoso per chi possiede la ricetta di se stessi.
Z-I ricordi potrebbero scomparire.
A-Non farti convincere dal passato, sarebbe meglio scegliere. Conquista campo all'intuizione, la strada migliore da seguire è il cinismo. Prova a essere quello che eri, non ci riuscirai. L'interrogativo paradossale è quale scelta bisogna scegliere.
Z-Forse la risposta è nella domanda?
A-Per quanto tempo un neon può continuare la sua intermittenza prima di spegnersi definitivamente?


domenica 6 luglio 2008

Redenzione o peccato?

Disegna dei cerchi, dipingi in quel mare una goccia di assenzio, respira da un pallone tutta l'aria che puoi e poi raggiungi i miei abissi. L'incertezza non è permessa, scappa se avrai dubbi su quello da fare. Lentamente avviati verso la scogliera e poi lanciati, tuffati in quell'immenso mare che ti si staglia davanti agli occhi. Mistero e follia albergano nelle sue profondità, e non una sola goccia d'acqua bagnerà il tuo volto. L'onda si avvicina e i tuoi arti si ritraggono spontaneamente... non aver paura del mio tocco, non ho intenzione di trascinarti dove la tua gola sarebbe prosciugata e il tuo corpo mimetizzato nella sabbia. I predatori... loro non ci sono, sono vicino a me: vivono con me, dentro di me. Si nutrono di me stessa, sono abbastanza per loro e non cercheranno carne altrove. Voglio solo che la danza della mia essenza trascini il mio corpo via da qui, via dal mare: lasciati trasportare dalle onde. L'alba tarda ad arrivare e tra poco il mio respiro cesserà di esistere. Il mio corpo, prosciugato dal sole, non avrà più pulsazioni e finalmente la mia essenza sarà libera da questa forma di sirena che i miei predatori mi avevano imposto. E finalmente libera, priva di demoni, il mio spirito sarà rigenerato: dall'acqua della prigione, alla terra del breve passaggio, all'aria della redenzione. Ma sarà questa vera salvezza? Le sirene nell'acqua non sono poi come gli uccelli nel cielo?

venerdì 4 luglio 2008

Dall'altra parte del muro...

Un tempo credevo di saper volare. Quando ti trovi di fronte un muro la tua fantasia è portata ad idealizzare quello che potrebbe esserci dietro. Così il mio pensiero si faceva spazio tra mille poesie. Un giorno decisi che era giunto il momento di varcarlo, di distruggerlo. La mia sete di conoscenza era troppa: ma la realtà ha spezzato le mie esili ali. Cos'ho visto?..il mondo che si celava dietro al muro altro non era se non quello che già avevo visto. Nessun sogno vi era nascosto, nessuna illusione realizzata. A volte il velo della parvenza non va alzato. La parvenza è il nostro muro idealizzato che ci permette di immaginare, di anelare ad un regno immortale. Ed ecco, ora, che senza muri il mondo mi appare per quello che è sempre stato. Troppo tardi ho capito che forse avrebbero potuto salvarmi. La mia poesia avrebbe continuato ad acquisire quella melodia malinconica, di chi, stanco di questo mondo, cerca di sollevarsi al di là dei comuni mortali. Cerca nuovi sapori, nuovi misteri, perché non vive bene in quello che ha sempre visto. L'illusione era la sua sola consolazione.
Ma da questa nuova prospettiva il mondo gli è apparso lo stesso... ed eccomi qui, ora, tra la sfera dei disillusi, dei mangiatori di fuoco, dei lanciatori di coltelli, degli assetati di sangue, dei divoratori di storie, degli infedeli, dei sarcastici, dei sonnambuli, degli anonimi, dei "date un senso alla mia vita", di coloro che cercano un posto all'ombra, che urlano nell'acqua, che affogano nell'acido e che amano l'odore della benzina. Di quelli che cercano un rifugio, che odiano la terra, ma che prima di affondare vogliono conservarne un po' tra le mani. Di quelli che ogni giorno è uguale all'altro, e che aspettano la notte per trasformarsi in lupi. Quelli che cercano funghi nel mese di agosto, e acqua nel deserto.
Una densa nebbia avvolge la mia testa. Ricordo un pomeriggio di silenzi, che ora come rumore esplode nella mia testa. Ricordo un corridoio quasi informe, che ora non riesce più a condurmi da nessuna parte. Non trovo spiegazioni e non voglio parole. Nemmeno la notte riesce più a darmi pace. Ogni minuto trascorso porta con sé quest'implacabile senso di mancata appartenenza. Ogni respiro è soffocato. E intanto un impalpabile senso di pienezza riempie il mio corpo. Si fa spazio tra tutti gli altri spiritelli. E' sempre lui, il mio demone lussurioso, che stavolta mi propone una soluzione...
Una cura ai miei mali, alle mie pene, per non mortificare ciò che riesce a darmi...
Ho creduto di poter volare, in realtà il mio posto è un altro...per questo non ci sono mai riuscita. E sola m'inabisserò per acque sconosciute. Riuscirò ad affogare, ad urlare e ad illudermi che nonostante tutto nessuno era stato in grado di ascoltarmi, e che se il mondo fa schifo, i veri malati sono coloro che vi si adattano...e non fanno niente per cambiarlo: in pratica anch'io.
Potrei venirne fuori salva oppure non fare più ritorno: ora non posso più tornare indietro.

mercoledì 2 luglio 2008

Diffidate delle cose già fatte

La realtà è verità solo se è condivisa tra più individui. Come il nascere è un parto del possibile così il morire è un aborto del reale. Tutto può essere realtà, basta osservare le possibilità che col passare del tempo emergono dall'indicibile luogo del virtuale. Osservare tutto ciò può aiutare a creare una storia, ma non la Storia. Strano gioco di possibilità o questione di economia, poco importa, le cose sono andate sistemate in un modo e non in un altro. Siate accorti a non restare soli, potreste dar vita a una sola realtà, a un assolutismo.
Cercate di non essere o siate solo quello che la storia vi dice di essere. Ingranaggi di macchine narrative. Oltre questa forza c'è solo il delirio di onnipotenza.


lunedì 16 giugno 2008

Albero,ramo,foglia...

Avvolta in soffi di vento
che come mantelli coprono le mie spalle
afferro quel ramo inerme
stanca di aspettare
stanca di fluttuare nell'aria.
Devo toccare il mondo
devo fondermi con i suoi elementi
mescolarmi a quei margini
che vedono scorrere acque sempre diverse.
Le aquile sono diventate avvoltoi
su quelle carcasse lasciate lungo il cammino
da mandrie deformi
che incessantemente hanno pestato
quello che potenzialmente avrebbe potuto
macellarle.
Nuovi cieli si stagliano ai loro occhi.
La loro essenza riuscirà ad adattarsi
a ciò che prima
non era la loro forma?


domenica 15 giugno 2008

Osservatore partecipante osservato

Cosa fare se dopo aver seminato il raccolto esso andasse perso, non al primo germoglio, ma al culmine della sua maturazione. L'idea più saggia sarebbe quella di aspettare la stagione giusta per seminare un nuovo raccolto. Ridar vita alla terra, ma visto che è possibile interscambiare le unità semantiche della metafora in atto, ridar vita a se stessi. L'idea di aver perso è fonte di rigenerazione, ma è anche la sostanza da cui partono tutte le sconfitte. Vittoria vs sconfitta, vita vs morte, si gira in questo modo, anzi la prima dicotomia è già una rappresentazione della seconda. Quanti giri si è disposti a fare è una scelta percepita a posteriori da ogni essere umano. Scegliere, credere e veder morire quello in cui si credeva. Impossibile scegliere e credere o forse troppo stupido. La rinascita o la ripresa è rigettarsi nella vita, studiare i propri affanni, esserne posseduti o controllarli, ma in modo sempre parziale, perchè la concezione del tutto è la negazione stessa della concezione di eterna ripresa se non in un concetto astratto. Come astratto è anche questo pensiero e quelli che verrano dopo.
L'unica vita è il mondo e il mondo è l'unico luogo in cui vivere. Gli uomini che hanno vissuto e vivranno questo luogo potrebbero aver scritto o scrivere le stesse cose che sto scrivendo io, ma a vuoto come me cercano di lasciare tracce di memoria per insegnare a vivere quando invece dovrebbero sapere che il mistero della vita appartiene solo a chi non concepisce se stesso come diverso dal mondo. Gli esseri umani non godono di questo privilegio.

venerdì 13 giugno 2008

Ipotetici surrogati


Questa considerazione parte da una domanda (come d'altronde tutte le considerazioni): chi è o cos'è un surrogato?
Beh oggi la mia riflessione si è svolta così:
  1. Nietzsche di sottofondo, come presenza ambigua ma necessaria all'assopimento della mente.
  2. Spongebob for president.
  3. Assenzio emulsionato con sangue...
  4. ...lo stesso sangue che ora circola in corpi avversi, in corpi non propri: cariche simili si respingono.
  5. Corrente, troppa corrente e cenere da tutte le parti.
  6. Io che per la prima volta dopo tanto riesco a percorrere quella fune senza cadere, senza sbandare.
  7. E quella pesca alle mie parole non dette, ma farfugliate. Quell'incessante buttare le dita giù per la gola al solo scopo di afferrare il mio demone affinchè mi avesse lasciato in pace per un solo giorno.
  8. E quell'impalpabile senso di sazietà, senza volersene liberare.

Una controfigura non è l'attore. Esteticamente si assomigliano, certo. Ma nell'essenza sono diversi. Il superuomo di Dannunzio non è quello di Nietzsche: è una derivata.

Pareri avversi su questa condizione sono possibilissimi. Urlate o se possibile appiccate un rogo: qualcuno prima o poi se non vuol sentirvi verrà comunque a spegnerlo!

Utilità dell'intervento: deve esserci un'utilità?

ID. Imprevedibilità e Disorganizzazione: la Filosofia


Queste due dinamiche hanno comandato completamente la mia vita e la mia persona. A parte un tentativo di opposizione adolescenziale alla loro suprema maestosità, cercando di collocarmi negli spazi definiti canonicamente dalla società in cui vivo, oggi lascio totalmente fare alla loro volontà che hanno sul mio destino sentendomi discepolo, complice partecipe alle loro dinamiche evolutive nel mio essere e nella mia mente. Si, perchè più che altro è una filosofia di vita. Avere progetti è caratteristico ad ogni essere umano, la filosofia dell' i.d. porta un approccio diverso alla visione del domani, guardando ogni progetto futuro orientativamente, dando largo spazio all imprevedibilità nella programmazione e alla disorganizzazione nella concettualizzazione. Usando questo metodo ogni cosa pianificata può essere ribaltata in meno di un attimo da queste dinamiche. L'effetto sorpresa è il fulcro predominante dell'i.d. Ovviamente può essere positivo o negativo. La positività di tale effetto darà ai suoi discepoli una larga gioia emotiva, imprevista e sorprendente che porterà ad un euforia crescente. La negatività sarà oggetto di stati d'animo mortificanti, istericismi e magari vere e propie flagellazioni corporali.
Essendo discepolo dell' i.d. posso senza dubbio dirvi che il gioco vale decisamente la candela , e l'affezionarvi a questa filosofia vi porterà mano a mano a reagire allegramente anche agli effetti-sorpresa negativi. Questa filosofia mette di buon umore e vi tiene sempre pronti a qualunque probabilità anche quelle Veramente Imprevedibili. Sarete circondati sempre da personaggi-eccentrici con cui sarete coinvolti in situazioni-limite-dell'immaginabile avendo una vita di caotico-ordine caratterizzata da un apertura-mentale allargata da aspettative-improbabili dovute da esperienze-fuorvieggianti(patente stilistica). Entrare a far parte della i.d. community avvantaggerà l'arte del saper vivere, godendo di vari momenti-unici esistenziali a volte persi dalla troppa precisione attuativa e dal cercare di comandare gli eventi. Lasciarti trascinare dall'Imprevedibilità e Disorganizzazione porterà fuori il meglio e il peggio di te cosicché avrai a disposizione la possibilità di conoscerti meglio essendo esposto frequentemente a situazioni-limite e a persone-limite. Dai spazio alle tue riflessioni......lascia qualche commento.......io chiudo il mio flusso di coscienz..ZAC......

mercoledì 11 giugno 2008

-INCIPIT-Il tessitore

Neanche lui voleva uscire più da quella camera fatta di sospiri e silenzi. Ora la gioia lo spaventava. Aveva visto la gioia trasmutarsi in follia. Cosa sarebbe mai stata la sua vita se solo non avesse visto loro. Come può la personalità suddividersi in molteplici parti così opposte ma così necessarie allo svolgimento della propria identità? Continuava impassibile ad intessere le sue tele. Quelle trame che divenivano a poco a poco più sottili. Senza sapere che alla fine avrebbero avvolto anche lui. Così avrebbe sicuramente catturato più prede. Le stesse che un giorno lo avrebbero soffocato.

Realismo cinico


Qualsiasi cosa venga fatta, l'importante è sempre tenere in mente il proprio obiettivo e non farsi depistare mai. Fai finta di cambiare strada, ma solo per seminare i depistatori.
Poi imbocca nuovamente la stessa strada di prima e rievoca tutti i segni che hai incontrato durante il tuo cammino. Loro saranno i tuoi ricordi, la tua identità e il tuo destino.
Ti guideranno verso un progetto chiaro, ti salveranno, non ti faranno diventare un facile strumento di progetti altrui.

martedì 10 giugno 2008

L'apparenza non inganna


Questo mantello ricopre le mie ali fatte di squame e petali.
Foglie secche ricoprono il mio cammino
e non posso svegliare i miei demoni
ora sono assopiti,
se pesto le foglie
il loro fragore li risveglierà.
Non chiedo reti al di sotto della mia fune
solo dei contrappesi che equilibrino
i miei demoni.
Spasmi nella notte
ansie pervadono la mia testa
il mio corpo freme
davanti al burrone.
Questo è il momento propizio.
I miei occhi, le mie mani,
il mio corpo...nulla esiste.
Sono un sacrificio agli Dei,
appiccate un fuoco e bruciate tutta la sterpaglia che
vi circonda.
Prima che lo faccia qualcun altro,
che nella propria sterpaglia veda voi.
Ti aspetterò su quelle rocce
irte e frastagliate.
E ogni pensiero sarà tanto più logorante
quanto minore sarà stata la mia
potenza nel realizzarlo.
Cura o malattia?
Non esiste cura alla malattia dello psicologo.
Non può curare se stesso attraverso gli altri.
Non perdere mai la fiducia negli altri.
Soprattutto quando quella che hai in te stesso è avvolta da quella coltre
di fumo che inspiri da mattino a sera.

lunedì 9 giugno 2008

E in principio fu male...


La vita non mi è mai sfuggita di mano come adesso
mi consumo lentamente, come una candela che brucia
inesorabile come il mio stesso respiro.
Le mie lacrime come cera colante
percorrono il mio corpo.
Devo reprimere l'urlo della mia angoscia,
dovrei forse riempire la mia bocca di facili e belle parole???
La mia essenza è diversa dalla forma del mio corpo.
Modella e plasma la mia forma
come uno scultore
che ripercorre le tappe della sua stessa storia,
affinché non si crei più vuoto dentro me,
affinché non debba più svuotare la mia forma,
affinché non la privi più della mia anima.
Questo non è il mio posto.
Gioco a scacchi con effimero,
nella fioca speranza che si riveli scultore.
Avvolgimi nel tuo velo di parvenza, in modo da liberartene.
Io sarò l'ansia dell'ignoto, ma
la certezza dell'avvenire.
Immobile come una statua a cui sono stati amputati gli arti
perché non s'impadronisse dell'arte del suo scultore.
Ho bisogno di colla.
Per non continuare a scivolare in questo abisso
così attraente ma impalpabile, come la sensazione di pienezza.
Gli atti materiali sono i servetti delle sensazione.
La mia sensazione di vuoto, non passivo.
Vuoto attivo, per far spazio al pieno che verrà,
prima della completa dissoluzione, prima che la mia essenza
evapori assieme agli odori nauseabondi
degli acidi...

Questa pagina è in più


Il fuoco si accende tutte le mattine per riscaldare la casa. Non dimenticare mai le tue radici perchè è da loro che deriva la scoperta della tua coscienza.
Hai presente quando ti fermi e hai la sensazione di non capire dove sei, cosa fai in un luogo che non senti tuo. In quei momenti si può solo credere in piccole immagini ironiche. La carta emana un rumore che stimola lo scrivere, solo il suo rumore, ma non è questo che mi porta a fare ciò. Forse è soltanto l'amore per quello che non mi è mai appartenuto veramente. Prendersi cura e amare una persona non sono la stessa cosa. Scrivere è un sacrileggio del vivere. Nello stesso momento in cui la penna inizia a tracciare solchi d'inchiostro si rompe un'incanto. Si tenterà in vano di ricrearlo con parole pensate, d'altronde le parole non possono essere se non sotto forma di pensiero. Le sensazioni non sono pensieri formati possono forse diventarlo in seguito, ma di certo non sarà rimasto nulla del piacere originario.

sabato 7 giugno 2008

-INCIPIT-Mario dorme di giorno

-Un racconto non può partire con la descrizione di quel momento in cui si sta scrivendo quel racconto che si vuol descrivere-. La lunga esposizione dei suoi occhi ad una lampada a basso consumo lo aveva illuminato con questo pensiero. Cosa voleva scrivere non lo sapeva nemmeno lui, però ogni sera riprendeva in mano i suoi scritti, li correggeva e poi appuntava nuovi spunti. A volte li stravolgeva totalmente senza nessun problema. Mario definiva questa operazione rilettura, solo che questa rilettura durava da quasi sei anni. Nel momento in cui vedeva i suoi pensieri trasformarsi in tratti neri reali fissati su carta, cominciava a pensarli artificiali e li riimpastava alla ricerca del pensiero che canalizzasse tutte le mille contraddizioni dei suoi ricordi. Eppure faceva fatica a buttare gli oggetti materili con la stessa facilità con cui si disfaceva delle sue idee. Comodini, tavoli, scrivanie, insomma qualsiasi cosa con un cassetto era piena di cianfrusaglie di tutte le razze. Lettere di amici, di traditori, di donne, di trombamiche, di amanti, di fate, flauti, inviti a feste o compleanni, tappi di Berlucchi con data annessa, agende, cartoline, temi delle scuole elementari, pagelle, ramoscelli secchi, occhiali da vista mai messi, pacchi di cartine, pezzi di fumo, preservativi, tracce di pensieri sui quadernoni di diritto commerciale, pietre, bigliettini, fazzolettini di carta con numeri di telefono, volti di donne, fototessere, dadi, tessere, pezzi di vetro, pezzi di mosaici, pistole giocattolo, coltelli, rullini, penne, bacchette cinesi, unghie, cubi di legno, flaconcini 20x di Salvia divinorum, scontrini, biscotti secchi, struzzi di plastica, perizomi, cassette musicali, dispense dell'università, floppy disk, dischi, CD, bilancini, foglie, video cassette pornografiche, pupazzetti, gettoni del calcio in culo, chiavi, pass di concerti, biglietti teatrali, registratori portatili, fischietti, figurine di calciatori, posaceneri intagliati nei nodi di una quercia, pezzi di anfore etrusche, bottigliette di grappa, libricini di cucina, macchinine, orologi, lenti di ingrandimento, necrologi, accendini e altre robe che nemmeno lui sapeva di avere in quei cassetti.

Le persone non cambiano: si rivelano


Quando si accende un fuoco simile a questo è molto difficile spenerlo. Gli esili rami dell'innocenza bruciano per primi, poi si leva il vento e allora tutto il bene che una ha dentro è in pericolo.

"Fire walk with me" di David Lynch

giovedì 29 maggio 2008

Bassa pressione


I gemiti della gente che affoga nella propria iniquità sono strazianti. Salgono dal basso e l'angoscia li fa propri. S'incarna così l'ansia.
La gioia e il dolore sono ricompense eterne. Il senno è ben lontano dall'accettazione di questa raffinata sensibilità. La testa cade nell'abisso e riemerge...continuamente, senza sosta.
Le membra straziate galleggiano. I brividi sono il sussulto dell'anima.
Rimpiangerai ancora quei giorni di beatitudine, mentre ormai la sabbia ti ricopre.
Non ha più coscienza di quello che lo sta avvolgendo, non ha più la forza di abbandonarsi al vento.
La calma piatta ricoprirà lui e poi li ucciderà tutti. Un silenziatore lo aiuterà a sopprimere tutto il rumore che affolla la sua mente.

martedì 27 maggio 2008

Esercizi di stile


Una volta trovata la propria dimensione etica, l'estetica diviene il processo superficiale con cui si mantiene tale dimensione, l'enunciazione di se stessi.
La consapevolezza di esprimere la propria moltitudine in un disegno finito, ma in costante evoluzione. Costruire e decostruire è questo il nostro destino. La scelta è alla base di questo processo. Questa scelta ci darà un punto di osservazione sulla continua lotta tra natura e cultura, ma senza poter prevedere le forme che essa assumerà. La potremo osservare solo in opposizione alla nostra scelta. Quì ed ora, poi sarà un'altra storia.

Postumi di una verità


Arrivare alla fine e rendersi conto di avere acqua da stringere fra le mani. Te le lascia bagnate e anche quelle poche gocce rimaste evaporano. Avere le mani prosciugate dal sole, aride, vecchie, quasi pietrificate, come una landa desolata.
Rivoli di sangue hanno tracciato il sentiero da percorrere, le lacrime dovranno solo seguirlo. Il peso inesistente del corpo è morto.
Vecchi fantasmi riempiono la mia mente e i loro mantelli offuscano il mio sguardo. Le torri del castello implodono, i tetti crollano sulle case, i precipizi si allargano, lo spirito non riesce più a trovare uno spiraglio. Ad ogni passo, la terra dietro di me, si sgretola, non posso voltarmi, non posso percorrere al contrario quello che ormai non esiste più. Il prato è ormai ingiallito e prossimo alla scomparsa. I fiori sono appassiti. Il loro urlo non è stato ascoltato. Il flebile sospiro di una madre tenta di farsi spazio in questo rumore. Si affaccia, in silenzio, senza chiamare nessuno. Anche le sue lacrime seguono il percorso che il sangue ha tracciato sul suo volto. Sente anche lei la terra mancare sotto i piedi eppure si volge indietro. Non vede le case crollare. Guarda il progetto. In quel sogno disturbato da squarci, da artigli che scalfiscono quel sottile velo di seta, riesce ancora a guardare una stella.
Quella stella che non l'ha mai abbandonata. Prima era sulla terra e oggi si trova in cielo. Brilla. E' la più luminosa. Qual'è la fonte di tanto coraggio?
I corpi si abbandonano: stanchi di lottare, di non essere compresi, di asciugare quelle lacrime di madre senza sapere cosa fare. I sussulti e i fremiti s'impadroniscono delle gambe, la gola si stringe, tutto il corpo è ritratto in se stesso.

Anche quei pochi balenii di luce sono stati stroncati. In questa camera buia le macchie di sangue non saranno visibili.

Ho bisogno di sentire un sospiro sulla pelle, un abbraccio silenzioso. Voglio anch'io una stella a cui aspirare. E intanto il cielo non ha più la forza di reggere tutti gli astri che sono stati creati dagli uomini.

Le vibrazioni dell'anima riportano alla mente sensazioni ormai sopite. L'affanno rivendica i suoi diritti.

lunedì 26 maggio 2008

Frammento ai posteri


Una penna ha vomitato i suoi pensieri. Sono dispiaciuta ma non posso fare a meno di riportare quanto genio ho trovato nei suoi scritti. Sembrerebbe la conoscenza di una vita. Quante distorsioni comuni! Quante affinità elettive. Perdonatemi se vi propongo una sorta di "minestra riscaldata",come potrebbero definirla alcuni. Ma la nostra missione è anche quella di tramandare ai posteri piaceri occulti.
Il testo è interamente tratto da "I paradisi artificiali" di Charles Baudelaire.
Non volgete lo sguardo altrove.
"Hoffman aveva preparato un singolare barometro psicologico che gli serviva per rappresentare le diverse temperature e i fenomeni atmosferici della sua anima. Vi si trovano divisioni quali: Spirito leggermente ironico mitigato di indulgenza; SPIRITO PROPENSO ALLA SOLITUDINE CON PROFONDO AUTOCOMPIACIMENTO; allegria musicale, euforia musicale, tempesta musicale, gaiezza sarcastica insopportabile a me stesso, aspirazione ad uscire dal mio "io", eccessiva obiettività, fusione del mio essere con la natura. Va da sé che le suddivisioni del barometro morale di Hoffman erano fissate secondo il loro ordine di generazione, come nei comuni barometri. Mi sembra che esista tra questo barometro psichico e la spiegazione delle qualità musicali dei vini una evidente fratellanza. (...)
Oh gioie profonde del vino, chi non vi ha conosciute? Chiunque abbia avuto un rimorso da placare, un ricordo da evocare, un dolore da annegare, o abbia fatto castelli in aria, tutti hanno finito per invocarti, o dio misterioso celato nelle fibre della via. Quanto sono grandiosi gli spettacoli del vino, illuminati dal sole interiore! Quanto vera e ardente quella seconda giovinezza che l'uomo attinge da lui! Ma quanto temibili anche sono le sue folgoranti voluttà e i suoi snervanti incantesimi. E tuttavia dite, in coscienza, voi giudici, legislatori, uomini di mondo, tutti voi che la felicità rende amabili e ai quali la fortuna rende facili la virtù e la buona salute, dite, chi di voi avrà il coraggio disumano di condannare L'UOMO CHE BEVE GENIALITA'. (...)
Il vino, d'altro canto, non è sempre quel terribile lottatore sicuro della propria vittoria, che ha giurato di non avere né pietà né misericordia. Il vino assomiglia all'uomo: non saprà mai fino a qual punto lo si possa stimare o disprezzare, amare o odiare, né di quali azioni sublimi o di quali mostruosi misfatti sia capace. (...)
Scenderò in fondo al tuo petto, come un'ambrosia vegetale. Sarò il GRANO CHE FECONDA IL SOLCO SCAVATO CON DOLORE. La nostra intima unione creerà la poesia. Noi due, insieme, saremo un dio, e volteggeremo verso l'infinito, come gli uccelli, le farfalle, i fili di ragno, i profumi e tutte le cose alate. (...)
Come i buoni re, esso regna grazie ai suoi servigi, e canta le proprie imprese attraverso le gole dei propri sudditi.
Molti certamente mi troveranno troppo indulgente. "Voi giustificate l'ubriachezza, idealizzate la crapula". Confesso che dinanzi ai benefici non ho il coraggio di conteggiare le colpe. D'altro canto ho già detto che il vino può essere assimilato all'uomo, e ho ammesso che i loro delitti erano pari alle virtù".
Anche il vino, come i miei petali, si trova chiuso nei suoi vetri.

sabato 24 maggio 2008

-INCIPIT-Aurora del silenzio

Si muoveva tra i suoi simili come un gatto d'appartamento si può muovere in mezzo a dei gatti selvatici. Era effettivamente impaurito dagli altri esseri umani. Senza nessuna curiosità nei loro confronti. La sua paura era legata alla scoperta di un nuovo sentimento un'autoelevazione a qualcosa di diverso. Perdere l'istinto. Ricercare troppe informazioni e volerne offrire troppe. Costruire troppe storie delle quali dimenticare l'importanza e il valore dell'oggetto magico iniziale. I pensieri, con loro le convinzioni, deviano costantemente da una struttura all'altra, con una sola cognizione di causa: credere nella propria onnipotenza. Debolezza rituale. Era schiavo di un rituale. La paura aveva aperto le sue porte e i suoi demoni erano fuoriusciti sotto forma di sogni. Era un uomo fortemente condizionabile, gli interessava soltanto intuire le vite e i momenti altrui. -Forse un giorno smetterò di sentirmi costantemente osservato- disse ad alta voce e si rimise a dormire-. Non aveva il coraggio di iniziare una nuova giornata, ma rimettersi a dormire significava perdere. Si fece un paio di seghe e fece il salto dal mondo onirico a quello in cui gli uomini vivono realmente. Non gli restava che la pulsione sessuale come ultimo istinto, come unico atto di vita. -Meglio in solitudine- pensò. E ripulì la sua mente-.