Disegna dei cerchi, dipingi in quel mare una goccia di assenzio, respira da un pallone tutta l'aria che puoi e poi raggiungi i miei abissi. L'incertezza non è permessa, scappa se avrai dubbi su quello da fare. Lentamente avviati verso la scogliera e poi lanciati, tuffati in quell'immenso mare che ti si staglia davanti agli occhi. Mistero e follia albergano nelle sue profondità, e non una sola goccia d'acqua bagnerà il tuo volto. L'onda si avvicina e i tuoi arti si ritraggono spontaneamente... non aver paura del mio tocco, non ho intenzione di trascinarti dove la tua gola sarebbe prosciugata e il tuo corpo mimetizzato nella sabbia. I predatori... loro non ci sono, sono vicino a me: vivono con me, dentro di me. Si nutrono di me stessa, sono abbastanza per loro e non cercheranno carne altrove. Voglio solo che la danza della mia essenza trascini il mio corpo via da qui, via dal mare: lasciati trasportare dalle onde. L'alba tarda ad arrivare e tra poco il mio respiro cesserà di esistere. Il mio corpo, prosciugato dal sole, non avrà più pulsazioni e finalmente la mia essenza sarà libera da questa forma di sirena che i miei predatori mi avevano imposto. E finalmente libera, priva di demoni, il mio spirito sarà rigenerato: dall'acqua della prigione, alla terra del breve passaggio, all'aria della redenzione. Ma sarà questa vera salvezza? Le sirene nell'acqua non sono poi come gli uccelli nel cielo?
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