Un tempo credevo di saper volare. Quando ti trovi di fronte un muro la tua fantasia è portata ad idealizzare quello che potrebbe esserci dietro. Così il mio pensiero si faceva spazio tra mille poesie. Un giorno decisi che era giunto il momento di varcarlo, di distruggerlo. La mia sete di conoscenza era troppa: ma la realtà ha spezzato le mie esili ali. Cos'ho visto?..il mondo che si celava dietro al muro altro non era se non quello che già avevo visto. Nessun sogno vi era nascosto, nessuna illusione realizzata. A volte il velo della parvenza non va alzato. La parvenza è il nostro muro idealizzato che ci permette di immaginare, di anelare ad un regno immortale. Ed ecco, ora, che senza muri il mondo mi appare per quello che è sempre stato. Troppo tardi ho capito che forse avrebbero potuto salvarmi. La mia poesia avrebbe continuato ad acquisire quella melodia malinconica, di chi, stanco di questo mondo, cerca di sollevarsi al di là dei comuni mortali. Cerca nuovi sapori, nuovi misteri, perché non vive bene in quello che ha sempre visto. L'illusione era la sua sola consolazione.
Ma da questa nuova prospettiva il mondo gli è apparso lo stesso... ed eccomi qui, ora, tra la sfera dei disillusi, dei mangiatori di fuoco, dei lanciatori di coltelli, degli assetati di sangue, dei divoratori di storie, degli infedeli, dei sarcastici, dei sonnambuli, degli anonimi, dei "date un senso alla mia vita", di coloro che cercano un posto all'ombra, che urlano nell'acqua, che affogano nell'acido e che amano l'odore della benzina. Di quelli che cercano un rifugio, che odiano la terra, ma che prima di affondare vogliono conservarne un po' tra le mani. Di quelli che ogni giorno è uguale all'altro, e che aspettano la notte per trasformarsi in lupi. Quelli che cercano funghi nel mese di agosto, e acqua nel deserto.
Una densa nebbia avvolge la mia testa. Ricordo un pomeriggio di silenzi, che ora come rumore esplode nella mia testa. Ricordo un corridoio quasi informe, che ora non riesce più a condurmi da nessuna parte. Non trovo spiegazioni e non voglio parole. Nemmeno la notte riesce più a darmi pace. Ogni minuto trascorso porta con sé quest'implacabile senso di mancata appartenenza. Ogni respiro è soffocato. E intanto un impalpabile senso di pienezza riempie il mio corpo. Si fa spazio tra tutti gli altri spiritelli. E' sempre lui, il mio demone lussurioso, che stavolta mi propone una soluzione...
Una cura ai miei mali, alle mie pene, per non mortificare ciò che riesce a darmi...
Ho creduto di poter volare, in realtà il mio posto è un altro...per questo non ci sono mai riuscita. E sola m'inabisserò per acque sconosciute. Riuscirò ad affogare, ad urlare e ad illudermi che nonostante tutto nessuno era stato in grado di ascoltarmi, e che se il mondo fa schifo, i veri malati sono coloro che vi si adattano...e non fanno niente per cambiarlo: in pratica anch'io.
Potrei venirne fuori salva oppure non fare più ritorno: ora non posso più tornare indietro.
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