lunedì 9 giugno 2008
E in principio fu male...
La vita non mi è mai sfuggita di mano come adesso
mi consumo lentamente, come una candela che brucia
inesorabile come il mio stesso respiro.
Le mie lacrime come cera colante
percorrono il mio corpo.
Devo reprimere l'urlo della mia angoscia,
dovrei forse riempire la mia bocca di facili e belle parole???
La mia essenza è diversa dalla forma del mio corpo.
Modella e plasma la mia forma
come uno scultore
che ripercorre le tappe della sua stessa storia,
affinché non si crei più vuoto dentro me,
affinché non debba più svuotare la mia forma,
affinché non la privi più della mia anima.
Questo non è il mio posto.
Gioco a scacchi con effimero,
nella fioca speranza che si riveli scultore.
Avvolgimi nel tuo velo di parvenza, in modo da liberartene.
Io sarò l'ansia dell'ignoto, ma
la certezza dell'avvenire.
Immobile come una statua a cui sono stati amputati gli arti
perché non s'impadronisse dell'arte del suo scultore.
Ho bisogno di colla.
Per non continuare a scivolare in questo abisso
così attraente ma impalpabile, come la sensazione di pienezza.
Gli atti materiali sono i servetti delle sensazione.
La mia sensazione di vuoto, non passivo.
Vuoto attivo, per far spazio al pieno che verrà,
prima della completa dissoluzione, prima che la mia essenza
evapori assieme agli odori nauseabondi
degli acidi...
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