Si muoveva tra i suoi simili come un gatto d'appartamento si può muovere in mezzo a dei gatti selvatici. Era effettivamente impaurito dagli altri esseri umani. Senza nessuna curiosità nei loro confronti. La sua paura era legata alla scoperta di un nuovo sentimento un'autoelevazione a qualcosa di diverso. Perdere l'istinto. Ricercare troppe informazioni e volerne offrire troppe. Costruire troppe storie delle quali dimenticare l'importanza e il valore dell'oggetto magico iniziale. I pensieri, con loro le convinzioni, deviano costantemente da una struttura all'altra, con una sola cognizione di causa: credere nella propria onnipotenza. Debolezza rituale. Era schiavo di un rituale. La paura aveva aperto le sue porte e i suoi demoni erano fuoriusciti sotto forma di sogni. Era un uomo fortemente condizionabile, gli interessava soltanto intuire le vite e i momenti altrui. -Forse un giorno smetterò di sentirmi costantemente osservato- disse ad alta voce e si rimise a dormire-. Non aveva il coraggio di iniziare una nuova giornata, ma rimettersi a dormire significava perdere. Si fece un paio di seghe e fece il salto dal mondo onirico a quello in cui gli uomini vivono realmente. Non gli restava che la pulsione sessuale come ultimo istinto, come unico atto di vita. -Meglio in solitudine- pensò. E ripulì la sua mente-.
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