Arrivare alla fine e rendersi conto di avere acqua da stringere fra le mani. Te le lascia bagnate e anche quelle poche gocce rimaste evaporano. Avere le mani prosciugate dal sole, aride, vecchie, quasi pietrificate, come una landa desolata.
Rivoli di sangue hanno tracciato il sentiero da percorrere, le lacrime dovranno solo seguirlo. Il peso inesistente del corpo è morto.
Vecchi fantasmi riempiono la mia mente e i loro mantelli offuscano il mio sguardo. Le torri del castello implodono, i tetti crollano sulle case, i precipizi si allargano, lo spirito non riesce più a trovare uno spiraglio. Ad ogni passo, la terra dietro di me, si sgretola, non posso voltarmi, non posso percorrere al contrario quello che ormai non esiste più. Il prato è ormai ingiallito e prossimo alla scomparsa. I fiori sono appassiti. Il loro urlo non è stato ascoltato. Il flebile sospiro di una madre tenta di farsi spazio in questo rumore. Si affaccia, in silenzio, senza chiamare nessuno. Anche le sue lacrime seguono il percorso che il sangue ha tracciato sul suo volto. Sente anche lei la terra mancare sotto i piedi eppure si volge indietro. Non vede le case crollare. Guarda il progetto. In quel sogno disturbato da squarci, da artigli che scalfiscono quel sottile velo di seta, riesce ancora a guardare una stella.
Quella stella che non l'ha mai abbandonata. Prima era sulla terra e oggi si trova in cielo. Brilla. E' la più luminosa. Qual'è la fonte di tanto coraggio?
I corpi si abbandonano: stanchi di lottare, di non essere compresi, di asciugare quelle lacrime di madre senza sapere cosa fare. I sussulti e i fremiti s'impadroniscono delle gambe, la gola si stringe, tutto il corpo è ritratto in se stesso.
Anche quei pochi balenii di luce sono stati stroncati. In questa camera buia le macchie di sangue non saranno visibili.
Ho bisogno di sentire un sospiro sulla pelle, un abbraccio silenzioso. Voglio anch'io una stella a cui aspirare. E intanto il cielo non ha più la forza di reggere tutti gli astri che sono stati creati dagli uomini.
Le vibrazioni dell'anima riportano alla mente sensazioni ormai sopite. L'affanno rivendica i suoi diritti.
Rivoli di sangue hanno tracciato il sentiero da percorrere, le lacrime dovranno solo seguirlo. Il peso inesistente del corpo è morto.
Vecchi fantasmi riempiono la mia mente e i loro mantelli offuscano il mio sguardo. Le torri del castello implodono, i tetti crollano sulle case, i precipizi si allargano, lo spirito non riesce più a trovare uno spiraglio. Ad ogni passo, la terra dietro di me, si sgretola, non posso voltarmi, non posso percorrere al contrario quello che ormai non esiste più. Il prato è ormai ingiallito e prossimo alla scomparsa. I fiori sono appassiti. Il loro urlo non è stato ascoltato. Il flebile sospiro di una madre tenta di farsi spazio in questo rumore. Si affaccia, in silenzio, senza chiamare nessuno. Anche le sue lacrime seguono il percorso che il sangue ha tracciato sul suo volto. Sente anche lei la terra mancare sotto i piedi eppure si volge indietro. Non vede le case crollare. Guarda il progetto. In quel sogno disturbato da squarci, da artigli che scalfiscono quel sottile velo di seta, riesce ancora a guardare una stella.
Quella stella che non l'ha mai abbandonata. Prima era sulla terra e oggi si trova in cielo. Brilla. E' la più luminosa. Qual'è la fonte di tanto coraggio?
I corpi si abbandonano: stanchi di lottare, di non essere compresi, di asciugare quelle lacrime di madre senza sapere cosa fare. I sussulti e i fremiti s'impadroniscono delle gambe, la gola si stringe, tutto il corpo è ritratto in se stesso.
Anche quei pochi balenii di luce sono stati stroncati. In questa camera buia le macchie di sangue non saranno visibili.
Ho bisogno di sentire un sospiro sulla pelle, un abbraccio silenzioso. Voglio anch'io una stella a cui aspirare. E intanto il cielo non ha più la forza di reggere tutti gli astri che sono stati creati dagli uomini.
Le vibrazioni dell'anima riportano alla mente sensazioni ormai sopite. L'affanno rivendica i suoi diritti.
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