sabato 16 agosto 2008

-INCIPIT-Ammesso che gli sciami di vespe abbiano una traiettoria

Come iniziare un racconto?
Si potrebbe immaginare un omino nero (non Bianco che smacchia) di quelli stereotipizzati, praticamente un puntino, polvere, lungo una strada.
Un bel/brutto giorno l'omino decide che è giunta l'ora di darsi un certo spessore. Si sa, gli omini stilizzati sono praticamente composti da un punto e qualche linea.
Nello stesso quartiere dell'omino (che per comodità potremo chiamare Ambrogio/Luigi/Stefaldo) vive una vecchia signora. Zia di tutto il villagio. Zia di routine. Zia di convenzione. Zia per passione. Vedova. O meglio perenne promessa sposa di un marinaio.
Poco tempo prima delle nozze, al futuro marito era stata diagnosticata una strana forma di allergia, la Terracite. Brutta, davvero incurabile. Non passava giorno senza che
Guglielmo (ipotetico marito) non avvertisse strani bruciori. Tremori. Palpitazioni. Giramenti di testa. Svenimenti. Insomma diciamo la verità: una piaga per la vita coniugale dei due. A niente erano serviti gli impacchi ai fanghi d'alga (non aveva di certo la cellulite), gli esorcismi (ecco che un certo misticismo ritorna) e tutti gli altri rimedi che la gente del villaggio ogni sera gli offriva. Tiberio, ad esempio, testimone di nozze della zia dell'amica di Guglielmo divenuta poi amante del prozio di quest'ultimo (è possibile?) aveva portato con sé uno strano prodotto da uno dei suoi ultimi viaggi in Svezia. Diceva fosse un cibo surgelato. Salmone affumicato lo chiamavano Chi non conosce i miracolosi effetti di questo? Bastò un'annusatina veloce che Tiberio cadde a terra quasi stecchito. Per non parlare dell'aroma che impregnò le stanze della casa per quasi una settimana. Tiberio fu allontanato dalla casa, così nessuno poté più apprezzare i benefici delle sue "cartoline da viaggio".
Dopo molte diagnosi si scoprì l'allergia di Guglielmo, Terracite appunto. Bandire i piedi dalla terra. Queste erano state le parole del medico. "Guglielmo non potrà più toccare le terraferma!", tutto rimbombò come un tuono nella stanza.
Quale professione migliore del marinaio allora? E sarebbe un sacrilegio rovinare le leggende che ruotano intorno alle promesse da marinaio.
La povera zia,così, non si era più sposata. Aveva a lungo atteso un suo ritorno, fino all'arrivo di una sua foto tra donnine divoratrici di uomini. Proprio così c'era scritto.
In realtà quella non era certo stata una cartolina inviata proprio a lei. Semplicemente una locandina di uno spettacolo che si teneva nella vicina località di Certopoli.
Per questo la vecchia donna ora si dilettava a fare la zia. Ad esaltare le eroiche gesta del suo defunto quasi sposo. Ad immaginare come sarebbe stata la sua vita tra le sue leggere braccia. A dare un nome a tutti i 18 figli che avrebbero dovuto avere. E a pianificare quella che sarebbe stata la loro vita. 20 vite da pianificare ( la zia morirà a 258 anni, sperando che siano sufficienti).
Ovviamente per raccontare tutto ciò doveva avere tante testoline/ orecchie/ cavie che stessero ferme ad ascoltarla. Zia di tutti appunto.
Ambrogio/Luigi/Stefaldo, era giunto il suo turno. La fila era stata lunga, ma tutta quell'attesa sarebbe stata ricompensata.



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