
La felicità può far bene quando passa inosservata. La realizzazione di sé causa insoddisfazioni che col passare degli anni uno psicologo avrà classificato come "traumi". Il fallimento ha il volto autoironico. Siamo alla ricerca di parole per classificare come mondo parallelo quello che la realtà stessa ci porge come aceto su un piatto d'insalata. Aspra alle papille gustative, a fior di lingua, ma una perfetta compenetrazione tra gli ingredienti nello spazio tra gola ed esofago. Quando sarebbe ormai troppo tardi per riuscire a trattenerne l'aroma. Troppo presto per ingoiarne un altro boccone. La memoria apparentemente ci riforma, ci ricrea. Ma si finisce sempre col percorrere strade già conosciute. Come un domatore di leoni, l'indifferenza articola i miei muscoli. Dirige i miei movimenti. I fili della devozione al proprio "io" tengono gli uomini sospesi in questo cielo di mezzo. Territorio di tutti. Impero di nessuno. Illuminiamo questo spazio con fari abbaglianti, così che tutti rimangano accecati dal mito della nostra individualità. E tutto quello che rimane da stringere, svanisce con il sorgere del sole.