Vedo fuggire queste ombre che mi circondano. Attraverso i volti con lo sguardo, buco gli occhi. Non si fermano, continuano a passare e a calpestarmi i piedi. Non mi fanno spazio. Mi soffocano, mi stringono e mi spingono contro di loro. Eppure la piazza vista da qui non è mai stata così ferma. Un'istantanea. Forse tutti immobili. Forse tutto così rapido da buttarsi alle spalle il tempo. Quello che ho appena fatto non è. Non è sangue, non è polvere. Non è vita, non è morte. Né principio, né fine. Né giusto, né sbagliato. Non potrei definirlo liberazione, non potrei definirlo gabbia. E' tutto quello che potrebbe non essere. E' tutto quello che fa fatica a prendere forma, perché una forma dovresti dargliela tu quando vedi tutto così in balia dei movimenti degli altri. Difficile da spiegare. Mi sposto. C'è solo dell'acqua per bagnare un po' le labbra. Non riesco più a ingoiare. Gino dice che la condivisione rende realtà ciò che non lo è...e allora tutto questo che vedo, che vedi, intorno a me è un grande polverone,un vespaio,una camera a gas. Un fremito mi dice che è ora di tornare indietro, ma solo per rievocare questa visione. Non ho la pretesa che questo mio intervento diventi realtà. Non può esserci condivisione quando sei tu l'osservatore passivo della tua follia.
Contributo visivo: copertina del libro "Choke" di Chuck Palahniuk, First Anchor Books Edition, 2002
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