giovedì 22 ottobre 2009

Relatività della certezza

Questa riflessione risale a un po' di tempo fa, quando vivevo nella speranza d'imparare l'arte dei funamboli.
"Il tepore è fuoco se l'orizzonte è solo sopravvivere. Le mie dita s'intrecciano su un pianoforte come le tue sulla tastiera. Ma la mia è una musica soffocata dal rumore di fondo che prende il sopravvento. Non ha ritmo. E così questo mio tempo è scandito da un non-ritmo. Il mio spirito balla su questa fune così sottile con un ritmo che ai comuni mortali non è dato conoscere. Per loro, la mia musica è silenzio."
Quella rete al di sotto della fune, che serve da protezione quando si è alle prime armi, ormai non c'era più. Mi ero così abituata alla sua idea, che qualche tempo fa dimenticai che fosse stata tolta. Il mio corpo, sulla fune, non ce la fece a compensare i due pesi che tenevano in equilibrio il bastone tra le mie mani: non sempre il nostro carico di esperienze riesce a bilanciare la mutabilità degli eventi.
Ed eccomi ora a sorseggiare un bicchiere di vino, aspettando che faccia la sua comparsa alla mia porta quel flaconcino portatore dell'idea di mondo che ognuno vuole darci.

Contributo visivo: opera sconosciuta ispirata da "Portrait of the journalist Sylvia von Harden" di Otto Dix, 1926

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