Qual è il tuo angelo. Qual è il tuo demone. I miei demoni e i miei angeli diedero vita ad una cerimonia orgiastica. Pensa. Se il tuo angelo si unisse al tuo demone, a cosa darebbe vita. Al super uomo, al principe di machiavelli o alla volpe che non riesce ad arrivare all'uva. Forse il mio demone è ancora troppo acerbo per essere assaporato dall'angelo. E se angelo e demone fossero una sola persona. Se ciò che vi è di corretto nell'uomo fosse per me menzogna. Se il sonno altro non fosse che soave assopimento del pensiero, che ormai carico di menzogne si rilassa su un letto artificiale di ortiche. Se queste urla altro non fossero che richiami di un'anima prigioniera di sè. Il mio dolore è un traboccare di ciò che è in più.il mio demone è troppo sazio. Per questo motivo non riesce a scavalcare il muro, che si fa sempre più alto, che ingloba quello che m'impedisce l'unione completa con il mio angelo/demone/principe. Un medicinale generico non cura nemmeno un forte mal di testa. Il sottile confine tra schiavo e padrone s'impossessa di tutto quello che ci circonda. E se l'angelo fosse in realtà il demone che evita il confronto con la sua gabbia.
sabato 28 febbraio 2009
lunedì 23 febbraio 2009
Fuorviante deviazione
Impalpabile o impassibile. Immobile, o troppo rapido per essere percepito. Quando si cambia tutto per conservare lo stesso stato di cose. Anticipare il ritardo o ritardare l'anticipo? Prima o poi riuscirò a distillare questo liquido che non mi fa respirare. Mi sarà sufficiente cercare i giusti catalizzatori per innescare la reazione. L'energia di attivazione necessaria al processo è molto elevata. Gli elementi chimici di cui avrei bisogno sono eccessivamente rarefatti. Poco reperibili. Quasi mai. Vuoto nella mia testa. Niente e nessuno che mi tenga legata a questa Terra. Qualsiasi corpo io assapori, non placa il mio violentatore di anime. Il mio demone. Il mio principe. Qualche flebile gemito riesce a ritardare la mia incoerenza. Defibrillatori dell'anima e distillatori del respiro. Utopia della naufragata specie che null'altro vorrebbe, se non riuscire a saziare gradualmente la propria voglia di disfatta.
Contributo visivo: Frame del film "La Chinoise" di Jean-Luc Godard 1967
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